2020.04.28
Cosa significa “Eshi”?
Nel mondo Doujin, nasce una nuova parola
“Manga” “Otaku” “Cosplay” “Moe” Ci sono un saccodi parole giapponesi originarie della cultura doujin che sono conosciute in tutto il mondo (anche se a volte il significato si discosta leggermente dall’originale). Una parola che si sta recentemente diffondendo tra gli otaku internazionali è “eishi”.
Translitterata in caratteri romani, non fornisce una chiara idea sulle origini, ma i caratteri usati per “eshi” sono “絵師” che significano “pittore”, “artista”.
Secondo il nostro sondaggio, circa il 30% degli otaku internazionali a cui abbiamo chiesto, ha sentito la parola “eishi” prima d’ora.
※Sondaggio basato su 30 otaku, uomoni e donne da Stati Uniti, Francia, Italia e Cina.
In origine, la parola eishi” si riferiva agli artisti che creatori dell’ arte giapponese classica, come le stampe ukiyo-e. “Edakumi” (画工) e un’altra scrittura di “eshi” (画師) sono altre prole dal significato simile, e appaiono diverse volte nel testo classico giapponese Nihon Shoki. Ma con il passare del tempo, questa tradizione si andò gradualmente perdendo e il significato della parole cambiò. Dal periodo Meiji, vennero usate non solo per gli asrtisti dello stile giapponese, ma anche per coloro che dipingevano in stile occidentale.
Fu alla fine degli anni ‘80 che la parola “eshi” iniziò ad essere usata tra gli otaku. Ci si riferiva a qualcuno come gli illustratori, a chi si occupava di creare il design dei personaggi e le illustrazioni dei prodotti doujin. L’uso del “師” per il “shi” da un tocco di classicità perchè generalmente significa “padrone”, “insegnante”, “mentore” e rimanda ad un’dea di qualcuno che si prende la responsabilità. Dà anche l’immagine dell’orgoglio artigianele nel lavoro, ecco perchè probabilmente divenne così popolare tra gli artisti.
Ma proprio perchè veniva usata in precedenza perriferirsi a coloro che destreggiavano le arti tradizionali giapponesi, implica anche rispetto. Nella subcultura doujin, c’è un movimento che crede che gli illustratori non di meritino un così alto rispetto, quindi usare questo titolo è a volte controverso. Per questo motivo, molti illustratori famosi, preferiscono riferirsi a se stessi con il termine “egaki”, letteralmente scrittore di immagini, disegnatore. Coloro che si definiscono “eshi” di solito lo fanno con senso di auto-disapprovazione, perchè si ritengono inferiori, non all’altezza, principianti. E’ qualcosa di assolutamente particolare di noi giapponesi.
Per noi, il pessimismo e l’essere umili abbassando il proprio livello è una cosa diffusa e normale.
Diversi tipi di Eshi
Ci sono diversi tipi di “eshi”, come gli artisti che disegnano solo ragazze carine (“moe eshi”), o coloro che si concentrano su giovani ragazze e bambini (“loli eshi”).Come ci si potrebbe aspettare da un titolo conferito agli artisti delle forme d’arte tradizionali giapponesi, è naturale che, man mano che la parola si evolveva nel tempo e diventava parte della cultura doujin, sarebbe poi stata classificata in generi diversi.
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Writer
Shiro Sato
Translator
Michela Figliola